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Slugging: la tecnica skincare coreana per una pelle luminosa

Lo slugging è un rituale skincare in incredibile crescita: basti pensare cha ha più di 300 milioni di visualizzazioni sui social. Di cosa si tratta? Il focus è su come fissare i prodotti applicati sul viso e “sigillare” la pelle per contrastare la “perspiratio insensibilis” ovvero la continua e impercettibile disidratazione. Bisogna stendere sul viso una sostanza dalle caratteristiche filmogene come il burro di karité ( contenuto in alte percentuali nella crema viso le chioccioline a base di bava di lumaca), la vaselina o la cera d’api, preferibilmente la sera. L’aspetto che si ha dopo lo slugging va oltre l’effetto glow, è glass skin all’ennesima potenza.

Come e quando nasce lo slugging

Questo rituale potrebbe aver avuto origine proprio dalla cura delle pelle dei bambini. Secondo una credenza infatti spalmare la vaselina su tutto il corpo di un neonato lo renderebbe meno suscettibile all’eczema nella vita.

Lo slugging va bene per tutti i tipi di pelle?

Lo slugging non è una panacea, non va bene per tutti. Bisogna infatti stare molto attenti alla potenziale occlusione dei pori soprattutto per chi ha la pelle a tendenza acneica. Insomma lo slugging va bene ma soltanto in casi specifici.

La skincare come un rituale sacro

Quello che ci ha insegnato la K-beauty è un nuovo concetto di cura, intesa come rituale sacro verso se stessi da effettuare con metodo, pazienza e con i cosmetici giusti per ogni step della beauty routine. Da 7 a 16, per la precisione. Doppie e triple detersioni a base acquosa e oleosa, emulsioni, esfolianti, tonici, contorno occhi, lip balm e ovviamente la protezione solare per preservare quanto più a lungo possibile il patrimonio di bellezza. La beauty routine coreana ha esploso l’addiction verso maschere di ogni foggia, scopo e colore, in alginato o in patch, ricordandoci proprio attraverso questi ultimi che la pelle del viso non è tutta uguale e che ogni zona ha le sue necessità.

Skincare coreana: ma a che punto siamo?

Si usa il termine “hallyu” per indicare la corrente coreana. Un’onda lunga, un’euforia diffusa che non accenna ad arrestarsi. Qualunque cosa porti l’imprimatur della Corea del Sud, dalla moda, al cibo, al cinema, alla musica, viene recepito ancora come sinonimo di avanguardia, soprattutto nel mondo della bellezza, ambito in cui le donne dalla “glass skin” (pelle di vetro) sono ritenute autorità assolute.

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